La sposa di Mènecle: Comedia in un prologo e tre atti, con note (eBook)
135 Seiten
Good Press (Verlag)
978-65--4765808-9 (ISBN)
PROLOGO
UN PROCESSO ATENIESE[1]
DICASTERO ATENIESE.[2]
Aula del Tribunale verde (Batràchio).[3] Pareti colorite in verde. Su alcune colonne sono scolpite in tavole le leggi penali.
Verso il boccascena, a sinistra, è disposto il seggio elevato del Tesmoteta, che vestito di bianco e coronato di mirto, presiede. Accanto a lui, dai due lati, si stendono le gradinate o banchi di legno, coperti di stuoie (πίαδια)[4] per i giudici (eliasti) occupanti tutta la sinistra del palcoscenico, e supponentisi continuare in platea. Il recinto dei giudici è circoscritto nello sfondo da steccato o sbarre (δρυφάκτοις), di là dalle quali è lo spazio riservato al publico dei cittadini che frequentan le udienze: e più oltre in fondo, nel mezzo, l'ingresso, chiuso da un cancello (κιγκλίς).[5] Presso l'ingresso, guardato da una sentinella (arciero scìta),[6] sorge la statua o simulacro di Lico[7] ed è issata una piccola bandiera. Di fronte al Tesmoteta, nell'angolo tra lo sfondo e la destra della scena, due tribune elevate (βήματα), quella dell'accusatore (ringhiera dell'implacabilità, ἀναίδεια) e quella dell'accusato (ringhiera della protervia, ὕβρις). Presso alla ringhiera dell'accusato stanno i testimoni da lui citati. Dinanzi e vicino[8] alle due ringhiere, due vasi od urne pei voti, l'una di rame, coperta (urna del voto, κύριος κάδισκος), l'altra di legno, aperta (urna di controllo, ἂκυρος κάδισκος). Più innanzi, ma vicino sempre alle tribune, due tavoli, l'uno del cancelliere o scrivano (γραμματεύς) su cui è il vaso (ἐχιῖνος) contenente i documenti e altri papiri distesi sul tavolo; sull'altro più piccolo la clessidra od orologio ad acqua, regolata da un servo, soprastante alla stessa (ἐφ’ ὕδωρ).[9] Costui ha presso di sè due anfore, una grande contenente l'acqua, e una più piccola per attingerne le misure.
All'alzarsi della tela, i due litiganti son ritti in piedi nello sfondo. Il Tesmoteta (in veste bianca e con la corona di mirto) è già seduto: gli Eliasti entrano e vanno a prendere i posti. Essi hanno tutti in mano un bastone (βακτηρία) verde anch'esso come il color del Tribunale, e terminante in pomo. Man mano entrano, avanti sedersi, ritirano dal Tesmoteta una tavoletta di cera (gettone di presenza, ούμβολον). L'Araldo ch'è sul davanti della scena, in veste bianca, sta bruciando nel tripode dei rami di mirto e dell'incenso.[10]
1º El. (prendendo posto). Neh, Simone, speriamo la tengan corta...
2º El. Spero bene. Un bel piatto di lenticchie[11] m'aspetta a cena. Se l'accusato va per le lunghe, piangerà senza mangiar cipolle...[12]
Tesmot. Araldo, recita la preghiera e le imprecazioni.
Ar. (proseguendo ad ardere l'incenso).[13] «O Giove e Febo Apollo, e Pallade protettrice della rocca, e dèi Pizii, e dee Pizie, e Delìaci e Delìache, assistete al giudizio, illuminate il voto. E se alcun giudice abbia preso danari o doni dalle parti, o non le ascolti entrambe con animo eguale, e non giudichi secondo le leggi e il giuramento,[14] sia maledizione e ruina a lui e alla casa sua.[15] E se alcuno dei contendenti o testimoni inganni i giudici, e asserisca o giuri cose false, sia maledizione e ruina a lui e alla casa sua. Chi osserverà il giuramento, gli sia ogni evento felice. Così piaccia a Giove, e a Nettuno, e a Cerere».
Tesmot. ed Eliasti (in coro). Così piaccia...
Tesmot. Araldo, vedi se vi son giudici ancora fuori. Appena si incominci non entrerà più alcuno.[16]
Ar. (guardando e verso i cancelli e verso la platea). Pare ci sian tutti...
Tesmot. (accennando verso l'ingresso). Sian chiusi i cancelli. Chi dei giudici fosse ancor fuori, perderà la paga...
4º El. e altri Giudici (in ritardo, che vengon correndo mentre la sentinella sta per chiudere i cancelli). Aspetta! aspetta!
1º El. (a quei che vengono di corsa). Oh, oh, Carione! Zantia! Presto, presto! se no, non bevi il latte del questore!...[17]
4º El. (sedendosi cogli ultimi arrivati). Auff!... maledetta la furia!... Buon dì, Simone...
Tesmot. Silenzio!... (all'araldo) È chiuso? Chiama i litiganti.
Ar. Causa di Beoto, figlio di Blèpiro, del borgo di Tòrico...
Beoto (avanzandosi). Presente!
Ar. Contro Eudemonippo, figlio di Evalce, del borgo di Cefiso...
Eudem. (avanzandosi). Presente!
Tesmot. Cancelliere, recita l'accusa.
Cancel. (leggendo).[18] «Il giorno sei della luna crescente di Munichione,[19] Beoto di Blepiro, Toricese, innanzi all'Arconte accusò con giuramento Eudemonippo, autore comico, di leggi violate e corruzion del costume, perchè nella commedia La Sposa di Mènecle, presentata all'ultima gara delle feste Dionìsie,[20] mise in iscena cittadini col loro nome, disse ingiuria a magistrati, e divulgò idee contrarie alle leggi, alla famiglia, alle cose sante e stabilite della città. La pena sia dieci talenti e il bando dalle gare teatrali.[21] Stia in carcere fin che avrà pagato».[22]
Tesmot. Giudici, udiste l'accusa. Fu affissa nel termine prescritto, sotto le statue degli eroi.[23] Le parti hanno dato il giuramento.[24] Accusatore Beoto, monta in ringhiera.[25] Silenzio!...
(Beoto sale lento la ringhiera, dispone le carte a sè davanti, ne passa alcune giù al cancelliere con cui scambia sottovoce brevi parole, per mostrargli quelle da tener pronte, poi si mette la corona in testa e si soffia il naso).[26]
3º El. (durante la pausa preparatoria i giudici disattenti van chiacchierando fra loro).[27] Sai, chi ho visto ieri? Alce la sonatrice...
1º El. Come? È qui?
3º El. È tornata da Mileto, dove ha fatto fortuna. E come s'è fatta bella!...
1º El. Dove la sta?...
3º El. Ih, che fretta! Dietro il Pritanèo. Zitto... Sentiam questo chiacchierone...
Tesmot. Fate silenzio... attenti, giudici...[28]
2º El. To' che si soffia il naso per tirar giù le idee! Ah, sì, se crede che per tre oboli io voglia star qui fino a domani... (al servo che sta versando in più riprese l'acqua dall'anfora grande nella piccola che serve di misura, e da questa nella clessidra) Ehi, ehi, quell'anfore tienle scarse![29]
Beoto (dopo messasi la corona, e aggiustate le carte, comincia a parlare, appoggiandosi sul bastone[30] e rivolto al Tesmoteta). O giudici Ateniesi! La accusa testè letta mi dispensa...
1º El. Forte!...
3º El. Più forte!...
2º El. Che voce da chioccia!...
Beoto (alzando la voce) ... la accusa testè letta mi dispensa da lunghe parole, e sarò brevissimo...
1º El. Bravo!
2º El. Bene!...
Beoto. ... brevissimo... e mite: e regalo all'accusato tutta l'acqua che m'avanza...[31]
Eudem. Non so che farne...
Beoto. ... perchè la evidenza dei fatti val meglio di ogni arringa eloquentissima. Nè alcuno di voi creda, per l'olimpico Giove, che privata invidia o rancore m'abbiano mosso all'accusa:[32] chè l'animo nel muoverla mi piange...
3º El. Poveretto!...
Beoto. ... e pagherei volentieri, perchè i fatti non fossero, la multa dell'accusator soccombente.[33]
2º El. Eh, che generoso!...
Beoto (con accento e gesto di declamatore). Ma in vedere costui farsi giuoco dei patrii magistrati, e sommuovere con funeste massime la città,[34] chiamando complici della iniqua opera le Muse, santo e puro zelo d'indignazione mi prese per la offesa fatta a quelle dee: le quali invoco e gli altri numi ed eroi tutelari di questo suolo, perchè vendichino sè stessi, e voi, e le leggi, e i patrii templi, e i boschi, e i domestici sagrifici...[35]
2º El. (interrompendolo). Tira il fiato!...
Beoto. Che se, per far breve, a poche leggi sole nella accusa mi restrinsi, ben potrei portar qui tutto intero l'archivio di quante leggi e sentenze si conservano nel tempio della gran madre degli dei,[36] perchè questo impudentissimo tutte in una le calpestò. E tu, che tanto osasti, sei ancora vivo? sei qui?
Tesmot. Neh, oratore, se è qui, mi par inutile domandarglielo. Bada all'acqua...
(Mentre Beoto parla, Eudemonippo è ritto in piedi a lato della propria tribuna, e prende annotazioni.)[37]
Beoto. Ci bado!... non temere, sarò cortese con questo... scelleratissimo. La commedia vi sta, o giudici, davanti: essa vi parli per me. Vietano le leggi nostre, o Ateniesi, sian messe sulla scena persone vere sotto il loro nome e dicasi ingiuria a magistrati: savio divieto, perchè l'onore di questi è onor dei cittadini che li elessero, e l'onor dei cittadini è patrimonio della Repubblica. E pur qui nella commedia si nominano e Fania ed Elèo: e pur non ignorate che il vecchio Mènecle fu...
Erscheint lt. Verlag | 19.11.2023 |
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Sprache | italienisch |
Themenwelt | Literatur ► Lyrik / Dramatik ► Dramatik / Theater |
ISBN-10 | 65--4765808-2 / 6547658082 |
ISBN-13 | 978-65--4765808-9 / 9786547658089 |
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