La legge Oppia: commedia togata in tre atti (eBook)
148 Seiten
Good Press (Verlag)
978-4-06-607184-6 (ISBN)
(volgendosi a Volusia)
ne ho venticinque.
Marzia
Eh via!
Fulvia
Certamente. Son nata colla seconda guerra punica, sotto il consolato di Livio Salinatore.... quando incominciò tanta carestia d'uomini. Il che non era di buon augurio per me.
Claudia
Cara ed ingenua sempre!
Licinia
Ma, una così leggiadra adunanza?....
Marzia
Comizii femminili!
Fulvia
Come sarebbe a dire?
Marzia
Che qui si congiura.
Fulvia
(mostrando di vedere Fundanio)
Ah, per altro, fino a tanto egli c'è un tribuno della plebe, la repubblica non ne avrà detrimento.
Annia
(sotto voce a Marzia)
Ben detto, per una contadina!
Marzia
Or dunque, sediamo, con gravità romana. Vi dirò ora il perchè vi abbiamo qui convocate. Tu, Licinia, e tu, madre, siete i consoli. Fulvia, Annia, Luscina e Volusia, son le centurie.... un po' smilze....
Fundanio
(sotto voce a Marzia)
Di numero?
Marzia
Ci s'intende. Io, poi, sarò il tribuno, con tua licenza, o Fundanio.
Fundanio
Oh, di gran cuore; ma io?
Marzia
E tu sarai il littore.
Fundanio
Sta bene; dunque incomincio. Non vengo attorno, o centurie, a distribuirvi le tavolette pel voto, perchè questo già s'indovina.
Fulvia
Che ne sai tu, littore?
Fundanio
Possibile? Daresti tu il voto contrario alla dimanda.... d'un tribuno? Basta, lasciamola lì. Dirò invece che non distribuisco tavolette, perchè non ne ho. Sono côlto alla sprovveduta. Il voto lo darete ad alta voce, nè ci sarà confusione.
(imitando il far dei littori)
Ora, se vi pare, fate silenzio, o Quiriti. Tribuno, esponi la causa.
Marzia
(alzandosi)
Incomincio. Egli fu dopo la rotta di Canne, consoli Quinto Fabio Massimo e Tito Sempronio Gracco, che i padri nostri votarono la sciocca legge, proposta da Caio Oppio tribuno. Che dico sciocca? scellerata ed iniqua. «Niuna donna abbia ne' suoi ornamenti più che una mezz'oncia d'oro; nè usi vesti ricamate di varii colori; nè possa andare in cocchio per Roma, o per altre città, ovvero a mille passi in giro di quelle, se non per cagione di pubblici sacrifizii». E v'ebbero cittadini, che la diedero vinta a quel pazzo!....
Fundanio
Per non dirne altro!
Marzia
Le madri nostre si comportarono degnamente. La patria era in pericolo. Rinunziarono agli ornamenti loro, non pure al superfluo, ma al necessario eziandio; certe che gli uomini non sarieno stati da meno di loro e che, rifiorite le sorti della patria, la legge sarebbe stata cassata. Vent'anni sono trascorsi, e questa bellezza di legge è viva pur sempre. E perchè, perchè si conserva, ora che le sorti di Roma sono di tanto cangiate? Vônno ricondurci ai vieti costumi dei pastori del Lazio; pretendono che i nostri ornamenti, il lusso nostro (se lusso può dirsi un limbello di porpora, due libre d'oro lavorato sulla persona e un cavalluccio da tiro, due alle più grave, per fare le nostre visite) guasterebbero, farieno tralignare questi forti Romani! Ma, per Quirino e per Venere genitrice, chi è che li fa, questi forti Romani?
Volusia
Noi!
Fundanio
(sotto voce, da sè)
Finora no.
Annia
I nostri mariti trionfano in cocchio; noi andiamo umilmente a piedi.... e non c'è mica occasione di trionfi, per noi.
Fundanio
(sotto voce, ad Annia Luscina)
Eh via, s'ha da credere?
Annia
Eglino in tuniche palmate, in toghe ricamate, listate di porpora; noi in lana greggia, e d'un solo colore. Se capita un forastiero a Roma, torrà noi per uomini, e per matrone romane i nostri mariti.
Fundanio
Se capita un forastiero con questa sorta d'occhi, io, nella mia qualità di littore, lo accoppo!
Marzia
Conchiudo. Le cause che fecero proporre la legge, dato che ragionevoli cause ci fossero, non esistono più. E per dignità nostra, e per decoro del nostro sesso, e per ragione d'uguaglianza cogli uomini, si chiede la cassazione della legge. E la si concederà, se non si vuole la nostra vergogna. Ho detto.
(segni di approvazione di tutti, salvo da parte di Fulvia, che è rimasta sovra pensieri)
Fundanio
Ottimamente,... tribuno. Ma consenti ad un amico del vero di mettere in sodo, che, bene o male in arnese, siete poi belle del pari.
Marzia
Grazie,... littore, sebbene, a te non spettasse parlare; ma vedi? come la bruttezza può esser scemata, così la bellezza può essere accresciuta, da un po' d'ornamenti. Olà, Birria!
(a Birria)
Birria
Padrona!
Marzia
Vanne a Mirrina, tu, e dille che si faccia innanzi. Or ora vedrai.
(a Fundanio)
Birria
(da sè)
Ah, questa poi di fargliela vedere!.... Che volesse invescarlo di Mirrina?
Marzia
Non vai?
Birria
Vo, corro, volo.
(esce)
Fulvia
(a Marzia)
Che è ciò che prepari?
Marzia
Tu pure vedrai. La donna bella che può diventare bellissima; la natura rinfiancata dall'arte!
SCENA VI.
Mirrina elegantemente vestita e Detti; Birria segue, con alcuni capi di vestiario sulle braccia.
Annia
Ah, buoni Dei, la leggiadra matrona!
Licinia
In verità, l'ottava meraviglia! Ed è la tua ornatrice?
(a Claudia)
Claudia
Sì, ed ornata alla sua volta da quella bricconcella di Marzia, colle spoglie venute di Grecia.
(Tutti, tranne Fulvia che rimane in disparte, vanno a considerare minutamente Mirrina)
Marzia
Eccovi; fo come Iperide, l'oratore ateniese, allorquando, per guadagnare la causa della sua bella cliente, la messe in mostra nell'Areopago. Questa è l'acconciatura greca, coll'anadèma ed i capegli ricadenti a ricciolini sul fronte. A noi, con queste tunicacce, non andrebbe; ma, con una veste sontuosa, fa spicco. Non è egli vero? Eccovi; questa è la nostra stola, ma più aggraziata, colle maniche serrate al pugno da armille d'oro, stretta da due cinture all'imbusto e colla giunta dello strascico. Dite, non aggiunge maestà al portamento?
(Mirrina fa alcuni passi lungo la scena)
Vedete adesso!
(pigliando un pallio diploide dalle mani di Birria e aggiustandolo alla persona di Mirrina)
Questo è il pallio che addoppiato si rafferma alla spalla con un bel fermaglio d'oro. Togliete questo!
(come sopra, togliendo dalle mani di Birria e spiegando un ampio velo di fine tessuto di colore scarlatto, che aggiusterà sul capo di Mirrina)
Abbiamo il velo porporino, i cui lembi si raccolgono sulle braccia, e ravvolgono bellamente la persona. Guardate il grazioso meandro che corre a' piè della stola! E questi sandali traforati!
(Mirrina solleva il lembo della stola sul collo del piede)
Annia
Le armille alla noce del piede! Oh bella! Le metto subito anch'io.
Volusia
Ed io!
Fundanio
(a Marzia)
Così che, mi pare inutile di andare attorno pei voti. Hai il «come tu chiedi» all'unanimità.
Marzia
Ma.... egli pare.... cioè, non affatto.
(muovendo verso Fulvia)
Che ne sembra a te, mia divina, di questi ornamenti?
Fulvia
Bellissimi.
Marzia
Con che aria lo dici! Pare che a te non farebbe caso di vestir più sfoggiato? Invero, saresti la prima.... e l'unica, poichè il seme di tai donne finirebbe con te.... Ma già si capisce; sorella di Catone!...
Fulvia
Oh, egli non è per cotesto. Non farmi così austera per vezzo d'imitazione. Mio fratello pensa a suo modo, ed io.... se pensassi diverso, non mi terrei men buona sorella per ciò.
Marzia
Ma allora....
Fulvia
Cara mia, a dirti schiettamente ogni cosa, non sento.... come chiamarla?
Marzia
La vanità; di' pure la brutta parola.
Fulvia
Non volevo andare tant'oltre. Non sento.... Via, mettiamo il desiderio.... Non sento il desiderio di comparire. Questo è il mio modo di pensare. O si piace, o non si piace; e gli ornamenti che fanno?
Marzia
Orgogliosetta! Lo sai, che piaci così disadorna, lo sai?
Fulvia
Io?
Marzia
Non lo negare! Fosti veduta alla recita dell'Epidico.... e fu veduto e notato anche un altro.
Fulvia
(arrossendo)
Ah!
Marzia
Ma l'amico è dunque molto possente su te? Egli t'ha ammaliata a segno di farti dimenticare la tua.... Come chiamarla?
Fulvia
Dignità; di' pure la gran parola.
Marzia
Arguta! mi rendi la pariglia? Orbene, sì, io la dirò, senza cercarne un'altra; la tua...
Erscheint lt. Verlag | 25.4.2021 |
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Sprache | italienisch |
Themenwelt | Literatur ► Lyrik / Dramatik ► Dramatik / Theater |
ISBN-10 | 4-06-607184-8 / 4066071848 |
ISBN-13 | 978-4-06-607184-6 / 9784066071846 |
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