Da Hofer a Klotz nel segno dell'Heimat
Dall'Anno Nove alla Notte dei Fuochi
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Sappiamo come il dettato della politica abbia modificato la ricostruzione degli eventi storici e lo continuò a fare per via di quell’errore che si propaga, si moltiplica e non viene cancellato. Colpa, forse, dell’indifferenza di personaggi indicati come storici e dei giornali che, pressati dalla necessità di informare il più rapidamente possibile – e in quel passato diventato improvvisamente remoto per l’avanzare della tecnologia – non ebbero il tempo di porsi troppe domande. Perché si doveva raccontare l’attentato, la sparatoria, il rastrellamento, i posti di blocco, gli arresti e non c’era il tempo, e in qualche caso la voglia, per domandarsi perché il popolo del Tirolo si era ribellato – o comunque con il silenzio aveva coperto i partigiani (o ribelli, o terroristi) – agli Italiani.
Oggi sappiamo che Aldo Moro aveva scelto la valle di Fiemme per le puntuali vacanze. Certamente per stare lontano dal trillare dei telefoni o meglio, dal vociare di chi telefonava; per ricrearsi nella pace e nella meraviglia dei boschi e perché Degasperi gli aveva parlato delle bellezze di quella valle. Ma anche perché da Predazzo poteva incontrare Silvius Magnago lontano dai riflettori – che all’epoca erano pochi comunque c’erano – per cercare una mediazione o una soluzione alla violenza armata.
Una volta o l’altra bisognerà aprire gli archivi, se ci sono, di taluni “servizi” più o meno segreti che potrebbero contenere frammenti delle vicende di quell’ Italia “squinternata”, come si legge in una lettera scritta da Moro detenuto nella tragica prigione del popolo aperta a Roma dalle Brigate Rosse. Solo allora si potrà capire se ad un certo punto della lotta tirolese comparvero persone della Germania (dell’Est?), della Francia, della Cia o se fu una vicenda solo nostra. Forse nel Südtirol cominciò la strategia della tensione. Può essere nato tutto da Borghetto al Brennero?
Oggi sappiamo che Aldo Moro aveva scelto la valle di Fiemme per le puntuali vacanze. Certamente per stare lontano dal trillare dei telefoni o meglio, dal vociare di chi telefonava; per ricrearsi nella pace e nella meraviglia dei boschi e perché Degasperi gli aveva parlato delle bellezze di quella valle. Ma anche perché da Predazzo poteva incontrare Silvius Magnago lontano dai riflettori – che all’epoca erano pochi comunque c’erano – per cercare una mediazione o una soluzione alla violenza armata.
Una volta o l’altra bisognerà aprire gli archivi, se ci sono, di taluni “servizi” più o meno segreti che potrebbero contenere frammenti delle vicende di quell’ Italia “squinternata”, come si legge in una lettera scritta da Moro detenuto nella tragica prigione del popolo aperta a Roma dalle Brigate Rosse. Solo allora si potrà capire se ad un certo punto della lotta tirolese comparvero persone della Germania (dell’Est?), della Francia, della Cia o se fu una vicenda solo nostra. Forse nel Südtirol cominciò la strategia della tensione. Può essere nato tutto da Borghetto al Brennero?
Luigi Sardi, nato a Como nel 1939, è stato giornalista e inviato speciale del quotidiano “Alto Adige” dal marzo del 1959 all’agosto del 1998.
Erscheinungsdatum | 31.07.2020 |
---|---|
Verlagsort | Bozen |
Sprache | italienisch |
Maße | 150 x 210 mm |
Themenwelt | Geisteswissenschaften ► Geschichte ► Regional- / Ländergeschichte |
Schlagworte | Aldo Moro • Degasperi • partigiani • Silvius Magnago • squinternata • storia • Tirolo |
ISBN-10 | 88-6876-264-1 / 8868762641 |
ISBN-13 | 978-88-6876-264-3 / 9788868762643 |
Zustand | Neuware |
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